domenica 3 febbraio 2008

DISTACCHI

Nascere è un distacco.
Ci stacchiamo da quell'angolo ombroso e circoscritto di universo che è il ventre materno,ci tuffiamo verso la luce,usciamo urlando nel folto e intricato mondo esterno.
E' l'inizio di una vita che sarà scandita da infiniti altri distacchi.
Ci toccherà,prima o poi,lasciare alle spalle quel giardino che è l'età infantile ,difeso da numi familiari teneri e rassicuranti,ma qualche volta anche gelosi e possessivi;nel corso degli anni,diremo addio a case,luoghi,oggetti,scuole,abitudini,lavori;ci capiterà di abbandonare le persone che abbiamo amato,e con cui avevamo pensato di restare per sempre;o altrimenti succederà che siano loro ad allontanarsi;qualche volta sara' la morte a rapirci una persona cara e dovremo anche abituarci,giorno per giorno,allo scemare della forza ,della bellezza,della gioventu'.
Nessuna di queste separazioni avviene in modo indolore,senza ansia e sofferenza.
Ogni distacco ha due facce:una che guarda al passato e una rivolta verso il futuro,una che piange e una che ride,una che resiste e punta i piedi , e una che "vuole" o almeno accetta.
Se ,come spesso accade,viene a mancare la faccia rivolta verso in avanti,quella curiosa di sapere cosa c'e' "dopo" e "oltre",allora il distacco resta imperfetto,e ci impedisce di " crescere", di seguire la nostra strada,di acconsentire al nostro destino.
Molti si divincolano e soffocano tra i serpenti in mezzo ad un groviglio di cordoni ombelicali non recisi.

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